07/10/14

L’alba che non ti aspetti


di Stefano Visco


Ore 07:00 del mattino, la sveglia suona inesorabile e sortisce l’effetto di una bomba o del crollo di un palazzo; ti alzi intorpidito, vorresti stare tranquillo ancora un po’ ed invece mentre prepari il caffè ti viene in mente che dovrai fare il prelievo ematico a quel gatto grigio ricoverato questa notte (speriamo di non dover lottare come al solito con una tigre della Malesia)….e poi c’è Bea: chi sa se durante la notte la glicemia è scesa. Allora presto, ti lavi, una colazione veloce e sei già nella sala d’attesa del nostro nuovissimo ospedale. Per fortuna è ancora vuota e allora ti dirigi come un automa verso il distributore del caffè, per il secondo della giornata. Ma una locandina con un delfino, che ieri sera non avevi proprio notato, attira la tua attenzione: “ SARDEGNA NORD CETACEI CROCIERA 2013. Gli studenti di medicina veterinaria che volessero partecipare sono invitati ad inviare lettera motivazionale per la selezione.”
La mia mente torna subito al seminario dell’anno passato, a quella presentazione musicata, che raccontava di un progetto di ricerca che aveva le sembianze di un’avventura, là in mezzo al mare alla ricerca di cetacei…ma il mio pensiero ritorna su una parola…”STUDENTI”… si è vero, sono già laureato, ma sto pur facendo la scuola di specializzazione! VOGLIO ESSERCI!
Ed è così che, senza quasi accorgermene, travolto da cani con gastroenterite, gatti ostruiti, proprietari troppo apprensivi, mi ritrovo anche io al molo della Maddalena, pronto per una nuova avventura.
“La Reole” è proprio una bella barca, lunga circa 15 metri, tutta in legno, mostra orgogliosa un albero, sempre utile per solcare il mare. Giusto il tempo di caricare a bordo la cambusa che “ Tutti a bordo! Si Salpa!”. Ma il mare aspetta ben poco per farci capire che “La Reole” ben più si adatta al trasporto di festosi turisti estivi che a ricercatori a “caccia” di delfini. Si balla, ma noi andiamo spediti. Andrea ci mostra la barca e poi inizia a spiegarci cosa dovremo fare durante la traversata e come ci dovremo disporre per effettuare gli avvistamenti, o almeno provarci, in modo tale da essere pronti domani per il lavoro vero. 
















Ma anche se è una navigazione di spostamento, i delfini non tardano a farsi vedere. Eccoli, sono due, non riesco a capire se siamo noi ad avvicinarci a loro o viceversa. In un attimo sono sotto la nostra prua. Noi ci sporgiamo, li osserviamo, ci affrettiamo ad immortalarli con le nostre macchine digitali. Si esibiscono in salti, virate improvvise e spesso ruotano leggermente su un fianco. Mi domando quale sia l’osservatore più incuriosito. Il primo incontro dura pochi lunghissimi minuti, poi ognuno continua per la sua strada e sempre con lo sguardo rivolto all'orizzonte e con il calare del sole arriviamo al canyon di Caprera. 

























Qua i motori si spengono e il mare decide subito di metterci alla prova, d'altronde si sa , il mare non è galantuomo , vuole rispetto senza darlo. Si balla di brutto! Anche io mi pento di non aver comprato neanche un cerotto , di quelli magici che danno forza allo stomaco, ma una compressa ce l’ho, questa è l’occasione giusta per usarla. “La Reole” viene cullata dall’onda lunga, noi decisamente no, ma un po’ riposiamo tutti e la macchinetta del caffè lavora tutta la notte.


Finalmente albeggia, riaccendiamo i motori e come per magia, tutte le sofferenze patite durante la notte, scompaiono. Siamo fortunati, gli avvistamenti si susseguono veloci, sempre spettacolari. Ogni volta ci troviamo tutti lì a prua, come bambini travolti da mille emozioni, ad osservare ed a scattare foto. Poi arriva quello che non ti aspetti. Mirko urla : “BALENA!”. Inizialmente non capisco, cosa ha detto? Balena? Guardo nella sua stessa direzione trattenendo il respiro; ecco lo sbuffo della balena, “La Reole” cambia improvvisamente rotta nella speranza di avvicinarsi. Andrea mi lancia il cronometro, inizio a prendere il tempo di apnea del grosso mammifero, ad ogni scadere di minuto segno il tempo, due minuti, tre minuti, quattro minuti…più il tempo passa e più aumenta la concentrazione e l’attenzione perché sappiamo che da qualche parte dovrà pur riemergere per respirare. Col passare del tempo la concentrazione si trasforma in paura e delusione di averla persa… sei minuti…”Balena!”, l’urlo è liberatorio, eccola è là, ci siamo avvicinati, si affaccia a fior d’acqua, giusto il tempo di far un bel respiro, farci fare qualche foto a quel poco di superficie che ci mostra e poi di nuovo giù e noi nuovamente all’inseguimento….quattro minuti… cinque minuti… sette minuti… ecco, questa volta l’abbiamo proprio persa. 


Mentre la cerchiamo nell’orizzonte i nostri sguardi si incrociano e non è possibile nascondere la delusione …questa volta non la vediamo, la sentiamo! Come se avesse voluto prendersi gioco di noi riemerge al nostro fianco e il suono che emette con il suo sbuffo è un suono sordo, che resterà indelebile nella mia mente. E’ li a pochi metri da noi. Riusciamo a vedere la piccola parte che emerge mentre tutto il resto del corpo sembra quasi volerlo nasconderlo ai nostri occhi bramosi tra le soavi onde. E’ veramente enorme, ci fa divenire dei buoni pescatori, era lunga 10 metri, forse 20, ma qualcuno narra che sia stata anche 30 metri! E poi di nuovo giù si va a nascondere dal nostro sguardo; ma noi non siamo stufi, via all’inseguimento…tre minuti…cinque minuti… sette minuti…  Questa volta è sicuro che l’abbiamo persa e delusi, torniamo alla nostra rotta. Ma la delusione dura poco, ecco delle stenelle e poi altre ancora; ogni volta sempre la stessa emozione, ci si incanta a vedere le loro acrobazie e ci si sporge sempre di più dalla barca per cercare di vederle sempre meglio. Senza accorge cene il cielo inizia a diventare rosso, la luce diminuisce e capiamo che a breve dovremo fermarci per la notte. Si spengono ancora una volta i motori , solo un attimo per ammirare la bellezza del mare che ci circonda ovunque e poi la solita onda lunga che ci preannuncia un’altra notte difficile. I nostri stomaci sono un po’ più forti o saranno le emozioni della giornata che ci tengono più su, ma la seconda notte in balia delle onde ci trova meno impreparati. L’alba arriva e questo ci basta come segnale, forza si riparte!







Anche in questa nuova giornata continuiamo ad essere fortunati, ancora delfini, ancora stenelle, ma noi non ci accontentiamo, vogliamo avvistare una nuova balena e trepidanti guardiamo l’orizzonte. Siamo tutti li sul ponte, ordinatamente disposti come c’era stato consigliato, aspettiamo di vedere quello sbuffo così come si aspetta un gol durante una partita di calcio, una partita dominata dal primo minuto ma bloccata sullo zero a zero….ma al novantesimo arriva quel pallone che supera la linea di porta e ti fa gridare e che spazza via tutta la frustrazione covata sino a quel momento. Allo stesso modo arriva quel grido atteso ma insperato: “Balena!”. Allora via all’inseguimento, via al tempo. Questa volta le balene sono due e rimangono a fior d’acqua per un tempo che a noi sembra interminabile, ma troppo breve quando poi è passato. Riusciamo a starle dietro per un po’, un’ora , forse due poi soddisfatti le lasciamo andare. Anche oggi è andata bene! Tutti speravamo di vedere altri esemplari, ma ovviamente, nessuno ne aveva la certezza che sarebbe avvenuto. Allora dopo più di 48 ore in mezzo al mare decidiamo che meritiamo una pausa, dobbiamo festeggiare con il mare che è stato così generoso con noi. Il sole è caldo, ma è pur sempre fine settembre. Chi se ne frega! Giù a mare! Per pochi attimi ci dimentichiamo del lavoro e ci divertiamo con tuffi e nuotate mentre a bordo c’è chi taglia formaggio e salsiccia da mandar giù con del vino rosso.  Continuo a stare in acqua…non è fredda, guardo l’orizzonte, solo mare…  cerco di vedermi i piedi e vedo il colore del mare blu scuro, quasi nero, da far paura…Beh, forse è meglio salire a bordo per bere un bicchiere di vino!
L’inseguimento alle balene è durato tanto, è tardi e dobbiamo tornare in porto. Ci mettiamo in marcia, ancora stenelle! Ma questa volta è troppo tardi, le miglia da navigare sono ancora tante. Segniamo sulla carta nautica il loro avvistamento e continuiamo sulla nostra rotta. Avvistiamo La Maddalena al tramonto ed anche questo è un vero spettacolo: le luci dell’isola si riflettono sul mare come nastri d’argento, l’onda placida e il vento prospero mi fanno tornare in mente la nota canzone che svela le mie origini partenopee : “Santa Lucia” di Carosone.
Sul molo ci aspettano già i nostri colleghi ai quali dovremo cedere ,a malincuore, il nostro posto il giorno successivo. A cena l’umore è alto , due giorni in mare sono stati duri e al ristorante si ride,  si scherza e si rivivono mentre le si racconta, le emozioni vissute. Vedo i colleghi che domani salperanno travolti dai nostri racconti, noto che i loro occhi si riempiono di aspettative. Si torna a bordo per la notte, ma questa volta al sicuro nel porto, dopo un Montenegro defaticante, si dorme davvero.
Questa è stata la mia avventura, spero di aver fatto rivivere anche a te che leggi, con un po’ di immaginazione e fantasia, le mie stesse emozioni. Tra poco si riparte e quello che ho subito pensato dopo che mi hanno detto che si stava organizzando la Crociera Sardegna Nord Cetacei 2014   è stato: “ Anche a costo di andarci a nuoto , io ci sarò ancora!
In culo alla balena!






Nessun commento:

Posta un commento